La Turchia è
ancora in fermento. Ieri è stata un’altra giornata di scontri e minacce tra il
governo di Erdogan e i manifestanti che hanno cercato di essere, per quanto
possibile dopo lo sgombero di Piazza Taksim e Gezi Park, ancora presenti sul
fronte della protesta al Premier intransigente. Anche se la piazza è di nuovo
agibile, mentre il parco è zona interdetta al pubblico, il controllo da parte
della polizia sui movimenti della popolazione è sempre invasivo e minaccioso.
Ieri ci sono stati altri 600 arresti e il pugno di ferro del governo si fa
sentire anche delle affermazioni dei suoi rappresentanti. “Per fermare le manifestazioni
illegali - ha avvertito il vice premier – c’è la polizia. Se non basta c’è la
gendarmeria. E se ancora non basta ci sono le Forze armate”. E’ la prima volta
che il governo non ha paura di fare appello all’intervento dell’esercito, dopo
i quattro Golpe degli anni Sessanta avvenuti per mano militare. La Turchia si
chiude in sé stessa non solo nei confronti dei propri cittadini, ma anche dell’Unione
Europea, in cui è candidata ad entrare. La tensione è tale, che Erdogan sferra
un autogol e dopo le critiche giunte da tutt’Europa per la gestione violenta
delle proteste da parte della polizia, dichiara : “Non riconosco questo
Parlamento dell’Unione Europea, la Turchia non è un paese la cui agenda
politica può essere definita da altri”. Dura la reazione del governo non solo
nei confronti dei manifestanti, ma anche di tutti coloro che sono considerati
loro sostenitori, come è emerso dall’arresto nei giorni scorsi di avvocati e
medici, colpevoli questi ultimi addirittura di aver curato i manifestanti
feriti, ma anche giornalisti e fotografi.
Ieri è
finito nelle mani della polizia anche un italiano, il fotografo Daniele
Stefanini di Livorno, 28 anni, che è stato portato in commissariato dopo essere
stato ferito. Colpito alla testa aveva perso i sensi, mentre continuavano
intorno a lui i disordini.
A Roma, ieri
pomeriggio si è svolto un sit in dei fotografi romani davanti all’ambasciata
turca per chiedere la liberazione di Daniele Stefanini.
Se Erdogan
si isola, come sta facendo, mostra non solo la paura e l’incapacità di gestire
la situazione, ma anche il pericolo che la Turchia non riesca ad uscire dalla
confusione nell’immediato e senza ulteriori strascichi di sangue, feriti e
arresti.
Lisa D’Ignazio
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