Per chi sperava che l’estate portasse con sé la
ripresa dell’economia italiana, dovrà attendere ancora un po’. Secondo le previsioni di metà anno del Centro studi di
Confindustria si uscirà dalla crisi solo a fine anno, quando l'ultimo trimestre
del 2013 segnerà un timido recupero dello 0,2%. La fine del 2013 non
coinciderà, infatti, con la conclusione della crisi, ma porterà con sé tutti i
sintomi di una malattia che non è ancora stata debellata. A fine anno il Pil subirà
un calo dell’1,9% contro l’1,1% atteso. Nel 2014 si prevede un ulteriore crollo
dei consumi e la crescita si fermerà ad un timido + 0,5%. Cresce anche la
pressione fiscale che è salita al picco storico del 44,6% del Pil “e rimane
insostenibilmente elevata nel 2014”, avvertono da Confindustria.
L’unico indicatore che salirà, in
questo fine anno di lenta ripresa, è la disoccupazione, che raggiungerà il
12,4%, aumentando di altri 0,3 punti nel 2014. Dall'inizio della crisi,
infatti, sono stati persi 700mila posti di lavoro che potrebbero salire a
817mila l'anno prossimo.
Per Confindustria, l'Italia ha
toccato il fondo, "ma non ci sono ancora i germogli di ripresa che erano
ben visibili nella primavera del 2009 e che sbocciarono in estate. Giusto a
metà del 2013, sul finire del sesto anno della crisi, questo mazzo misto di
evidenze sparse lascia solo intravedere l'avvio della risalita. Non costituisce
solide fondamenta per prevederla".
Agli industriali le misure sul
lavoro intraprese dal governo piacciono, ma non sono sufficienti. “Il rinvio dell’Iva è un fatto positivo, ma non possiamo vederlo in un altro modo. – ha affermato il
Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Altre sono le priorità dell’economia
italiana secondo Confindustria: intervenire sul costo del lavoro e accelerare
il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, misura ritenuta “di
fondamentale importanza, mentre le imprese soffrono per mancanza di credito e
non possono portare avanti loro attività”, ha concluso Squinzi.
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