I manifestanti pro-democrazia hanno sfilato oggi nel centro di Hong Kong, sventolando bandiere e cartelli per invocare l'indipendenza della regione. Una dimostrazione che e' stata letta dalle autorita' come una sfida alla legge sulla "sicurezza nazionale" approvata da Pechino ieri, che tra le altre cose vieta ogni forma di incitamento all'indipendenza e alla secessione. Il giorno scelto per i cortei non e' stato casuale: oggi la regione autonoma celebra il 23esimo anniversario dal trasferimento della sovranita' dalla Gran Bretagna alla Cina. Per la prima volta in 23 anni, le autorita' hanno inoltre vietato ogni manifestazione, motivando la decisione con la necessita' di contrastare la diffusione del Covid-19. A oggi restano vietati gli assembramenti con oltre 50 persone. Secondo il quotidiano South China Morning Post, 4.000 agenti in assetto antisommossa sono intervenuti per disperdere i manifestanti, usando cannoni ad acqua. Alla fine una trentina di persone sono finite in manette, come ha confermato la polizia sul proprio profilo Twitter chiarendo che si e' trattato "dei primi arresti dall'entrata in vigore della legge". La governatrice di Hong Kong, Carry Lam, in un discorso tenuto oggi ha ribadito il proprio favore alla nuova normativa adottata da Pechino definendola "l'avvenimento storico piu' importante" dal 1997 "per perfezionare Hong Kong e preservarne la sicurezza, l'integrita' territoriale e il suo sistema". Il governo cinese ribadisce che la nuova legge "non riduce i diritti" e non influenzera' in alcun modo le attivita' economiche di questo hub finanziario mondiale. L'obiettivo e' quello di "contenere dissidi interni", una mossa che gli attivisti per la democrazia interpretano come un modo per fermare le contestazioni, che da un anno hanno assunto particolare ampiezza e risonanza a livello internazionale.
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