E’ una storia di
disperazione e crisi. Una delle tante che, se non fosse per il gesto eclatante di
due coniugi a Napoli, forse sarebbe rimasta nascosta sotto il tappetto del
silenzio. Una coppia, marito e moglie, lui imprenditore nel settore
alberghiero, lei titolare di una farmacia, si sono incatenati da questa mattina
davanti al tribunale di Napoli, minacciando di darsi fuoco.
Denunciano di essere
vittime dell’usura e di aver perso tutto per pagare gli ‘strozzini’. Si chiamano
Pasquale Ciliento e Ermelinda Piras e hanno con loro una lattina di benzina
aperta e un accendino tra le mani. In pochi oggetti e nella scelta di mettere
allo scoperto i loro problemi, i due coniugi rappresentano oggi i tanti italiani
che convivono quotidianamente con le loro disperazioni quotidiane.
Più ci si
allontana dalle forme legali di prestito, più ci si avvicina a quelle illegali.
Nel 2012, sottolinea
uno studio di Contribuenti. it, il fenomeno dei "prestiti illegali" è
cresciuto mediamente del 155,2%, con il picco del 183, 2% della Campania, e
sarebbero a rischio usura oltre tre milioni di famiglie e 2,5 milioni di
piccoli imprenditori.
Tra il 2010 e il
2012, denuncia Confesercenti, 245mila aziende hanno chiuso i battenti per
sovraindebitamento o perché vittime degli strozzini. L'ultimo rapporto Sos Impresa "Le mani della criminalità sulle imprese", spiega che sono
200mila i commercianti coinvolti in rapporti usurai, con le posizioni debitorie
che arrivano a 600mila, mentre il numero degli usurai è passato da 25mila a
40mila nel giro di poco tempo.
I dati pubblicati e le storie delle
tante famiglie italiane denunciano che al tempo della crisi si muore anche di
usura.
Lisa D'Ignazio
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