Il diritto a vivere una vita
affettivo-sessuale da parte delle persone con disabilità fisica e cognitiva in
Italia ancora non esiste. Lo rivela un’inchiesta sul nuovo numero di “HP-Accaparlante”,
rivista del Centro documentazione handicap che, per festeggiare i suoi 30 anni
di vita, riprende quest’anno una tematica che ha caratterizzato la sua storia
fin dagli esordi: la vita sessuale delle persone con disabilità.
La sessualità delle persone
disabili in Italia non solo nell’immaginario collettivo, ma anche nella vita
quotidiana resta un tabù. A chi ha un handicap viene negato il diritto a vivere
come una persona normodotata anche da questo fronte. Soprattutto nei confronti
dei disabili cognitivi i primi a impedire loro una vita sessuale sono i genitori
e la famiglia che vedono in lui sempre un “bambino”.
Per questo in Italia manca la
figura dell’assistente sessuale, un aiuto per le persone disabili per scoprire
il proprio corpo attraverso la relazione con l’altro.
Questo tipo di figura è
riconosciuta e preparata attraverso precisi corsi di formazione in Olanda,
Germania, Austria, Svizzera (parti germanica e francofona) e Danimarca. Negli
altri Paesi, come l’Italia, l’assistenza sessuale di fatto esiste già, ma manca
il riconoscimento giuridico. Ecco allora che le prestazioni vengono fornite da
persone non specializzate.
Lo scorso
novembre Maximiliano Ulivieri, un blogger affetto da distrofia muscolare, ha
lanciato una petizione, intitolata “Assistenza sessuale è una scelta”, che
punta a porre la delicata questione sotto i riflettori non solo della politica,
ma anche della società italiana. Le opinioni sono discordanti: alcuni
parificano l’assistente sessuale alla prostituta, altri sostengono che si
tratta di due figure nettamente differenti.
Nel 1993 l’Assemblea
generale dell’Onu ha pubblicato un documento nel quale
è stato riconosciuto a tutti i portatori di handicap il diritto di fare
esperienza della propria sessualità, di viverla all’interno di una relazione,
di avere dei figli, di essere genitori, e infine si riconosce il diritto di
ricevere un’educazione sessuale.
Lisa D’Ignazio
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