Tutta la Turchia protesta contro il Premier Erdogan
e la politica repressiva che sta attuando verso piazza Taksim e Gezi Park. Quella
appena trascorsa è stata una notte di fuoco con scontri con la polizia non solo
a Instambul, ma anche in altre città come Smirne e Ankara. Non ci stanno i
manifestanti ad essere cacciati con la violenza dal luogo della loro massima
espressione di cittadinanza. Ieri sera a partire dalle 20 è iniziata l’operazione
di sgombero della piazza da parte della polizia, con i manifestanti che
resistevano a quella che è stato definita un’azione “atroce”. Centinaia i
feriti a cui è seguito il consueto numero imprecisato di arresti, come ha
denunciato sul proprio sito Taksim
Solidarity, gruppo che racchiude varie anime del movimento turco di protesta,
mentre l'ufficio del governatore di Istanbul ha fornito un bilancio assai
inferiore, parlando di 44 persone curate in ospedale, nessuna in serie
condizioni.
Grazie al massiccio
uso dei lacrimogeni ieri sera alla fine i manifestanti erano stati cacciati
dall’area occupata. Ma molti di loro sono tornati a camminare per le strade
della capitale turca con l’obiettivo di tornare a piazza Taksim tra cannoni ad
acqua, proiettili di gomma e gas lacrimogeni sparati dalla polizia.
Gli scontri sono durati ore , mentre le ruspe entravano a
Gezi Park distruggendo i simboli della protesta turca: tende, strutture
improvvisate e striscioni.
Il governo torna all’attacco
e mostra il pugno di ferro. Mentre il ministro turco agli Affari Europei Bagis ha
fatto sapere che chiunque entri nella piazza Taksim sarà considerato un
terrorista, per oggi è previsto a Instambul un grande comizio con sostenitori
del premier Erdogan.
Lisa D’Ignazio
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