In tempi di crisi e disoccupazione spesso si sente
dire per strada o al bar che “la colpa della mancanza di lavoro è degli immigrati
che ci rubano il lavoro”. Per fortuna a disinnescare la guerra tra poveri,
oltre alla ragione, arriva il rapporto dell’ Enar, il network europeo contro il
razzismo, che spiega come l’immigrazione
non è parte del problema, ma piuttosto parte della soluzione per la ripresa
dell’economia dell’Unione europea.
Secondo lo studio,
chiamato “Hidden talents, wasted talents” (Talenti nascosti, talenti sprecati),
l’Europa perde decine di
miliardi di euro all’anno perché non utilizza appieno il talento degli immigrati.
Per dare qualche
esempio, in Italia centinaia di migliaia di anziani resterebbero senza nessuno
che si prendesse cura di loro se non ci fossero le cosiddette “badanti” : dal
2005 al 2007, un quarto degli immigrati che hanno ottenuto un regolare
contratto di lavoro nel nostro paese sono stati impiegati nel settore
dell’assistenza familiare. Stiamo parlando di quasi duecentosessantamila persone.
Cresce inoltre il numero degli immigrati che riescono a diventare imprenditori
e a salire la scala sociale del lavoro.
In altri paesi dell’Unione
europea dove l’integrazione e il dialogo tra culture è più avanzato che in
Italia, il contributo degli immigrati non è solo economico, ma anche culturale,
sociale e politico.
Il commissario europeo
agli Affari Interni, Cecilia Malmström, presente al lancio della pubblicazione,
ha dichiarato: “Immaginate se per un giorno tutti gli immigrati nell’Ue
smettessero di lavorare. L’economia dei 27 paesi europei collasserebbe”.
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